Intervista a Lukusa Thsiele

Abbiamo parlato con Lukusa Thsiele a proposito della proposta del Tavolo per la Pace di concedere la cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia.

“Concedere la cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dello Ius soli”. Lukusa Thsiele, presidente dell’associazione interculturale Sans Frontière, realtà che opera nell’ambito della mediazione culturale nella provincia di Viterbo, spiega le motivazioni dell’iniziativa che il Tavolo per la Pace ha programmato il prossimo 2 ottobre in occasione della Giornata internazionale della Nonviolenza quando nella Sala del Consiglio presenterà la proposta di delibera comunale per questo riconoscimento simbolico. Una proposta che verrà inviata a tutti i Comuni della Tuscia.

L’iniziativa si rende necessaria perché “politica e vita quotidiana non camminano sugli stessi binari”. Così i bambini avranno almeno un riconoscimento, come succede per quelli nati ad Ancona o Rimini, realtà che hanno già avviato processi di questo genere.

Perché è così importante?

“I ragazzi che vivono questa condizione vivono male. Si sentono italiani, sono nati e cresciuti in Italia, conoscono meglio la cultura e la lingua italiana della cultura e della lingua dei loro paesi di origine, anche se bisognerebbe dire diversamente”.

Cioè?

“Sarebbe meglio dire che si tratta della cultura e della lingua dei loro genitori e dei loro nonni, perché spesso con quei paesi hanno un ponte tagliato e non capiscono perché gli venga negato questo diritto. Questa negazione invece porta a fenomeni di esclusione e incentiva il razzismo”.

In che modo?

“Perché secondo la legge un bambino nato in Italia da genitori stranieri è italiano, ma solo tra virgolette, e potrà chiedere la cittadinanza dopo aver compiuto i 18 anni. Così si considerano bambini e ragazzi di serie B, ma non si dovrebbero fare differenze e si dovrebbe trattare tutti allo stesso modo”.

Quali difficoltà si trovano ad affrontare?

“Possono capitare episodi di razzismo, dalle scuole alle realtà sportive. Poi quando raggiungono i 18 anni non è tutto facile. Può capitare anche che i Comuni non riescano ad avere accesso a dei documenti, come quelli che testimoniano la frequentazione delle scuole, e quindi i tempi si allungano”.

Perché molti partiti si battono contro questo diritto?

“C’è una non volontà, ma alla fine non cambierebbe nulla per loro. Anzi molti ragazzi aspettano la cittadinanza per andarsene dall’Italia, per trovare lavoro o studiare”.

 

Di questi temi il Tavolo per la Pace di Viterbo ne parlerà il 2 ottobre, dalle ore 16.00 nella sala Consiglio Comunale di Palazzo dei Priori, dove presenterà una proposta di delibera comunale per il riconoscimento della cittadinanza onoraria e simbolica ai bambini nati a Viterbo da nuclei familiari stranieri. Una proposta che sarà poi indirizzata a tutti i consigli comunali della Provincia di Viterbo.

Il Tavolo per la Pace è gruppo informale di lavoro per la diffusione della cultura della pace, intesa come cultura dei diritti della persona, della solidarietà sociale, della democrazia e del dialogo tra i popoli. Si è costituito nel marzo 2014 e comprende varie sigle e realtà della provincia di Viterbo, tra cui ACLI, ARCI, AUSER, Caritas, Casa dei Diritti Sociali, Associazione l’Altro circolo, Circolo della Conoscenza di Rifondazione comunista, Associazione Mani Unite, Associazione interculturale Sans Frontiere, UNICEF, USB immigrazione e singoli cittadini e cittadine.

 

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