La storia di Waris e Masih, parrucchieri a San Faustino

Una storia di integrazione nel quartiere di San Faustino

Arrivato in Italia, appena entrato nei progetti di accoglienza di Arci Solidarietà Viterbo Onlus, Waris e Masih hanno cercato la loro via e dopo un corso a Roma durato tre anni ora uno dei due può esercitare la professione di parrucchiere.

Nonostante la lunga esperienza maturata nel loro paese, qui in Italia non si può esercitare la professione aprendo un’attività, a meno che non si segua un iter burocratico complesso che gli permetta di prendere un patentino. Così dopo alcuni anni di sforzi, ecco il nuovo Parrucchiere di San Faustino, aperto tre mesi fa. “Non conoscendo nessuno – ha spiegato Waris – è stato importante essere stati accolti nei progetti gestiti dall’Arci. Ci sono tanti operatori che ti possono aiutare”.

Waris ha deciso di partecipare alla nuova esperienza aperta a San Faustino da Masih, un altro beneficiario dei progetti, dove lavorano in 3, nonostante avesse già avuto modo di trovare lavoro da un barbiere viterbese. Dopo un periodo di prova, infatti, era stato assunto, ma dopo due anni ha deciso di prendere parte al progetto dell’amico Waris.

Oggi la nuova barberia è anche un punto di ritrovo nel quartiere, “ma non quando c’è lavoro – scherza Waris – perché quando c’è il cliente si pensa al cliente”. Questo è stato uno degli esercizi commerciali rimasti aperti durante la nevicata di fine febbraio e ha stimolato intorno l’apertura di altri negozi, anche aperti da altre persone uscite dai progetti di accoglienza gestiti dall’Arci Viterbo. Una perseveranza premiata dai clienti, molti anche viterbesi, che non subiscono la retorica anti immigrati in atto nel quartiere da parte di molte forze politiche locali. “Dopo tanti anni a Viterbo – ancora Waris – ho tanti amici che vengono qui a tagliarsi i capelli. Vengono anche da Bagnaia!”.

L’intraprendenza dei ragazzi che lavorano nel negozio di San Faustino è stata fondamentale per riuscire a portarli ad aprire la loro attività. Masih, l’imprenditore del gruppo, prima di arrivare ad aprire il negozio ha lavorato per anni nelle campagne viterbesi. Era un agricoltore. “Avrei voluto aprire prima questa attività – ci ha detto – ma non avevo abbastanza soldi”. Dopo i sacrifici però la soddisfazione.

Un’intraprendenza stimolata anche dalle modalità con cui Arci Solidarietà Viterbo Onlus opera nei progetti di accoglienza che gestisce nella Tuscia. Arci infatti ha deciso da sempre di avvalersi dello stesso sistema sia in prima accoglienza (C.A.S.) sia in seconda accoglienza (SPRAR), a partire dall’accoglienza in appartamenti in piccoli gruppi, non in camerate di 15 o 20 persone, come purtroppo spesso accade anche nella provincia di Viterbo. Inoltre, si costruiscono dei percorsi individuali che valorizzano le peculiarità di chi viene accolto, ai quali i progetti propongono possibilità di corsi di formazione, tirocini e accompagnamenti all’uscita.

Grazie alle buone prassi i giovani riescono ad emergere e ad uscire prima dai progetti, trovando lavoro, pagandosi gli affitti e aprendo delle attività commerciali.

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