Corridoi umanitari. Arci Solidarietà Viterbo accoglie 20 persone
Ripartono i corridoi umanitari dalla Libia. Arci Solidarietà Viterbo e Nuove Cittadinanze, parte della rete di Arci Circoli Rifugio, accolgono 20 persone.
Novantasette persone sono arrivate il 5 marzo a Fiumicino dalla Libia. A distanza di più di un anno sono ripresi i corridoi umanitari che permetteranno nell’arco di tre anni a 1500 richiedenti protezione internazionale, di essere evacuati dal paese nordafricano.
Arci e la rete dei Circoli Rifugio
Venti delle 97 persone arrivate in Italia ieri sono state accolte da Arci Solidarietà Viterbo SRL Impresa Sociale, con il coinvolgimento del circolo Nuove Cittadinanze, nell’ambito della rete dei Circoli Rifugio di Arci Nazionale che ha coinvolto, oltre al Comitato di Viterbo, quelli di Crema, Bologna, Chieti, Pistoia, Roma e Avellino. La rete di Arci ha preso in carico 50 dei rifugiati e richiedenti asilo arrivati ieri a Roma dedicando una parte della sua quota di accoglienza alle persone lgbtqi+. I 20 richiedenti asilo sono stati accolti da Arci Solidarietà Viterbo all’interno di appartamenti nei Viterbo e Vitorchiano e saranno sostenuti dall’organizzazione nel loro percorso di integrazione e tutela legale, sociosanitaria e psicologica.
La rete dei Circoli Rifugio è stata finanziata dai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
I corridoi umanitari
I corridoi umanitari sono stati resi possibili dal protocollo firmato a dicembre dal Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e INMP.
Le persone arrivate ieri, tra cui alcune particolarmente fragili dal punto di vista sanitario, provengono da diversi paesi – Eritrea, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Palestina e Siria – e si trovavano in Libia dove, come è ormai noto, i migranti sono vittime di abusi, torture, tratta e sfruttamento.
Medici Senza Frontiere ha permesso di individuare tra le persone presenti in Libia un gruppo con particolari vulnerabilità sanitarie che verrà seguito in Italia dalle équipe mediche dell’organizzazione.